La ginestra

Liceo Giannone Caserta
Pubblicato da Stefania il 02/04/2018 in Detective
Copertina dell'articolo
"Mai una gioia": una sola, semplice frase che accomuna preadolescenti, adolescenti e... anche chi è un po' più cresciuto.
Un modo di vivere, uno stato d'animo, una condizione sociale-esistenziale... o semplicemente una gabbia i cui costruttori siamo proprio noi stessi?
Ecco, io credo che il "mai una gioia" è proprio una di quelle gabbie pesanti che possono gravare su una persona fino a farla sprofondare negli abissi più profondi. Una gabbia costituita dalle nostre paure, timidezze, desideri, ossessioni, solitudine, sensi di inadeguatezza, rimpianti...Ci si sente dei perfetti vegetali in confronto a modelli proposti... ma da chi? Social Network.
Un vero e proprio mondo per potersi rifugiare da una vita che non ci soddisfa, nel quale essere chi e come si vuole, avere 2mila/3mila amici, in cui si può diventare in meno di un giorno un "influencer" postando un semplice "meme" oppure, come molte persone divenute famose proprio per questo, postare foto delle proprie natiche rifatte palesemente con una buona (ma non perfetta, direi) tecnica di Photoshop. Tuttavia, il mio obiettivo non è quello di criticare i social: sono uno strumento come tutti gli altri, e come ogni strumento, necessitano di "istruzioni d'uso" per non essere adoperati nel modo sbagliato. Quello che voglio dire ai cari ragazzi come me, che stanno attraversando il periodo dell'adolescenza, che tutto quello che propone un social... è falso.

Anche a me è capitato un periodo di profonda depressione, alimentata dal fatto che leggessi continuamente post a sfondo "MAINAGIOIA". Quello che mi mancava non era la realizzazione dei miei desideri; desideri come quelli di ogni adolescente: la continua ricerca di veri amici; impegnarsi nelle proprie passioni, cercando di diventare il più bravo, nonostante i fallimenti; voti più alti; essere popolari e amati; cercare la propria anima gemella, ecc...

Sprecavo le mie giornate sulla bacheca di Facebook e Instagram, perchè pensavo che ormai la mia vita fosse destinata al fallimento. Però, sono caduta in basso e ho toccato il fondo. Ma è stato proprio grazie al "toccare il fondo" che sono riuscita a trovare il vero significato dell'esistenza di ognuno di noi, di ogni singolo essere vivente che sta su questa terra (tranne le zanzare, quelle servono solo per il prurito, per le bestemmie che le lanci e per trasmettere malattie). Scherzi a parte, vorrei citare una frase tratta da una canzone abbastanza recente di Fiorella Mannoia "per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta". Ed è assolutamente vero.

Ci sentiamo degli "sfigati" perchè non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo. Ad esempio, per un giocatore di pallacanestro poter giocare in una squadra importante come l'NBA, per una ballerina poter diventare l'etoile in una compagnia teatrale importante, per un musicista di poter diffondere la propria musica a tutti tramite la fama e il successo...
Ognuno di noi ha i propri sogni, le proprie passioni, con tutte le difficoltà, con tutte le sconfitte, i passi in avanti, i momenti di gloria, le cadute e i sacrifici. Proprio i sacrifici. La costanza di impegnarci ogni giorno in quello che crediamo, in quello per cui sappiamo di essere nati, che sentiamo nelle nostre vene, nel nostro cuore. Anche se sarà difficile, anche se porterà sudore, dolore, fatica, quando staremo per gettare la spugna, dobbiamo sentir nascere dentro di noi la forza per poter realizzare il nostro sogno. L'unico genio della lampada è la nostra forza di volontà, l'amore che nutriamo per quel desiderio. Andare avanti nonostante le difficoltà e sorridere per aver sudato per un motivo che ci sta a cuore, ricordandoci che gli insuccessi rappresentano solo un punto di inizio. Come nei nostri sogni, così nella vita le cadute non sono un fallimento, ma un'occasione per imparare, migliorare noi stessi, capire cos'abbiamo sbagliato e perchè. E mai le cadute, simboleggiate da un evento, devono tormentare il nostro presente, perchè vivono lì dov'è giusto che vivano: nel passato.

l nostro futuro, che tessiamo minuto per minuto, non dev'essere influenzato dal passato, ma costruito sulla base di esso, senza rimpianti, senza dolori, solo con la semplice consapevolezza che si è cresciuti e che siamo diventate le persone che siamo proprio grazie a quelle esperienze. Cambieremo o non cambieremo, una cosa è sicura: troveremo sempre in noi stessi la forza di rialzarci. Come le ginestre che sulle pietre, sulla lava, riescono a sbocciare, forti e stupende, così ognuno di noi è una ginestra, della quale non solo i nostri insegnanti, coach e maestri sono i coltivatori, ma soprattutto noi stessi. Crescere e trovare il nostro ruolo nel grande palcoscenico della vita, al fine di renderla un meraviglioso spettacolo, nel quale noi siamo gli attori: ognuno, anche la più semplice comparsa, è fondamentale nel suo ruolo e nella sua esistenza.

Non esiste una vita piena di gioie, ma non ne è nemmeno priva: ci siamo mai fermati a guardare un tramonto e osservare le infinite sfumature di rosso, arancione e rosa che lo compongono? Ci siamo mai soffermati a guardare il mare, a sentire il suo suono, la melodia che produce l'infrangersi delle onde sulla battigia o sugli scogli? Ci siamo mai soffermati ad osservare un semplice filo d'erba? O semplicemente apprezzare la positività che può regalare una giornata solare, o di quanto possa essere d'ispirazione filosofica una di pioggia? Ci siamo mai resi conto di cosa possediamo nella nostra vita? La nostra famiglia, i nostri amici, i nostri maestri, professori, conoscenze, anime gemelle e quant'altro? Di quanto siano preziosi, fondamentali nella nostra vita, nonostante la quotidianità, nonostante le litigate, nonostante la vita?

La vita ci da' tutto, la vita ci da' niente, ci passa davanti agli occhi in un istante. Non va sprecata. In alcun modo. Non bisogna sprecare la nostra preziosa vita, il nostro prezioso tempo con la depressione, la tristezza, ma a realizzare e rendere la nostra esistenza, la nostra vita così come la vogliamo, facendo uscire fuori la grinta, le unghie, il nostro carattere, creando il nostro capolavoro e far sì che quando saremo più vicini alla morte, non avremo paura di morire, perchè sappiamo che abbiamo vissuto la nostra vita nel vero senso della parola, senza sprecarla in droga, depressione, fumo, alcolici o semplicemente nel non fare nulla. Quando lasceremo questo mondo, lo faremo con il sorriso che illumina il nostro viso, forse tempestato di rughe un po' qui e un po' lì, ma si tramuterà di nuovo nel sorriso di un bambino. E raggiungeremo finalmente la felicità che, in fondo, un po' appartiene anche a questo mondo.

Stefania Cecere, dalla redazione de Il Giannoniano, giornalino scolastico del Liceo classico Pietro Giannone, Caserta
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