Cioè nel senso

Essere un adolescente nel 2020 non è facile
Pubblicato da Marco R il 04/02/2021 in Detective
Copertina dell'articolo
Bella rega! Questo è "Cioè nel senso" lo spazio di Radioimmaginaria interamente dedicato ai giornalini scolastici. Allora funziona così: ogni settimana selezioniamo un giornalino scolastico tra tutte le scuola d'Italia e vi facciamo leggere qui sotto l'articolo che ci è piaciuto di più.
Questa volta abbiamo deciso di scegliere L'ansa dell'Adige, un sito che raggruppa un sacco di articoli scritti da varie scuole superiori.

L'articolo si chiama "GEN Z: essere un adolescente nel 2020 non è facile" e l'ha scritto Rebecca
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«Ho avuto paura per me e la mia famiglia». «Ho attraversato momenti di ansia e di depressione». «Gli adulti l'hanno presa come un gioco o uno scherzo e quelli che stanno patendo siamo noi adolescenti». Sono queste alcune delle dichiarazioni che abbiamo raccolto in questi giorni da un gruppo di adolescenti Italiani. Stiamo vivendo un momento davvero difficile a causa della pandemia e sembra che le emozioni, gli stati d'animo e la vita sociale degli adolescenti siano stati lasciati in disparte. Un lockdown preso quasi per gioco, che è diventato la fine della libertà e della serenità per molti studenti delle superiori.

«All'inizio sembrava bello – dichiara Vittoria dell'Istituto tecnico economico statale Luigi Einaudi di Verona –. Non avevo idea che il lockdown sarebbe durato così a lungo. Mi mancano i miei amici, poter guardare i professori negli occhi e stare in mezzo alla gente. Abbandonare la danza, l'unica cosa che amo davvero, è stato orribile; fare lezioni da casa era pericoloso e poco produttivo. La pandemia non mi ha portato solo stress e ansia, ma anche dubbi sul mio futuro, so che potrei avere difficoltà lavorative in caso di una prossima pandemia e non so se voglio continuare a studiare quello che mi piace».
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Molto d'impatto sono le parole di Vesna, studentessa del Liceo delle Scienze Umane Bachelet di Abbiategrasso (MI): «Ho avuto crisi e attacchi di panico, non riuscivo a parlare con i professori in DAD, sembrava stessi parlando da sola. Ho provato lo sportello psicologico della scuola ma non mi sono sentita capita, nessuno era in grado di comprendere il mio stato d'animo. Adesso sono abituata alla DAD, ma lo stress non è diminuito da marzo, i professori credono che essendo a casa abbiamo più tempo, ma non è così, mi sento soffocare. Prima ero una ragazza distaccata, adesso mi manca il contatto fisico e non vedo l'ora di poter riabbracciare i miei amici e di togliere la mascherina una volta per tutte».

Lo stesso desiderio lo condivide Emmanuele, dell'Istituto istruzione superiore Vincenzo Scuderi di Ramacca-Palagonia (CT) che racconta invece di aver avuto difficoltà ad accettare il lockdown. «Volevo vedere i miei amici, ridere e scherzare davvero, non in videochiamata. Anche se odio questa situazione sto imparando ad apprezzare le cose importanti e a prendermi cura di me stesso».

Questa era solo la prima parte dell'articolo, se volete finire di leggerlo potete cliccare qui! Troverete anche tutti gli altri articoli usciti sul giornalino!

E mi raccomando, se anche la vostra scuola ha un giornalino scolastico scriveteci una mail a [email protected] la prossima volta leggeremo sicuramente il vostro! Ci sentiamo la prossima settimana, ciaooooo!

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