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Ho visto Maradona
Pubblicato da Filo & France il 03/12/2020 in Pop
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Diego Armando Maradona.

Quali parole migliori di queste per iniziare questo articolo di SportAdvisor? Un articolo dove vogliamo celebrare, nel nostro piccolo, pur senza averlo conosciuto durante la sua carriera da giocatore, quello che oggi possiamo considerare il miglior calciatore di tutti i tempi, con buona pace di Pelé, Ronaldo, Messi e i tanti grandi campioni.


Maradona, basta dire questo nome per pensare al mondo del pallone e a quel rettangolo verde, ma questi giorni, subito successivi al suo decesso, lo scorso 25 Novembre, a soli 60 anni, hanno riportato alla luce il genio, l'eroe calcistico, ma anche i problemi, i difetti di quello che, incredibile ma vero, fuori dal campo era un uomo, un uomo semplice, forse troppo per sopportare il fatto di essere un mito vivente e che solo la morte poteva rendere finalmente immortale.

Diego infatti è, oggi più che mai, una delle figure più controverse di sempre: un ometto alto 1,65m, riccioluto, con la pancetta, non proprio il figurino tipico dell'atleta del giorno d'oggi, ma capace, con quella sfera tra i piedi, di far emozionare un popolo intero, anzi due, anzi chiunque... ma fuori dallo stadio gli scandali, con le nascite di figli fuori dal rapporto coniugale, il giro della droga, i problemi fiscali, tutto questo ha contribuito a far sì che Maradona sia considerato un grande atleta, ma non un grande uomo, un esempio per i piccoli calciatori, ma da non seguire passo passo perché se si vola troppo vicino al Sole, si rischia di bruciare come lui. Tutto questo ci è stato confermato dai nostri amici, che anche stavolta abbiamo interpellato grazie ai social, Benjamin e l'Avvo sottolineando il suo lato più fragile, Jacopo citando una delle tante leggende che aleggiano attorno alla figura del campione argentino, dicendo di averlo visto palleggiare anche con delle gocce d'acqua!
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Sì, siamo d'accordo col fatto che Maradona non fosse perfetto... fuori dal campo, ma questa è una rubrica sportiva e per questo vogliamo concentrarci sul giocatore che era, perché se ad un uomo con una vita così complicata, piena di eccessi e passi falsi, è stato dedicato lo stadio di una città simbolo del nostro Meridione ed è stato ricordato da ogni calciatore e sportivo del mondo con elogi, gesti e lacrime di commozione, significa che non era proprio un giocatore come un altro... forse perché non era solo un giocatore, ma grazie a quel cuore argentino un danzatore, che proprio in patria muove i suoi primi passi, tra Argentinos Junior e Boca, con la sua compagna, quella sfera che si fida ciecamente di lui e si lascia guidare dai suoi scarpini, in particolare il sinistro, quel sinistro, e così il "Pibe de oro" comincia a far parlare di lui, anche in Europa, anche in un grande club come il Barcellona, dove approda nel 1982.

In 2 anni incanta la Spagna, ma l'unico ringraziamento è un infortunio provocato da Goikoetxea, durante la partita con l'Athletic Bilbao, che lo riporta sul campo con una caviglia sinistra, i cui movimenti sono stati ridotti del 30% e dopo la vendetta, decide di cambiare aria. Giunge in Italia e non in un posto qualsiasi, come tutti saprete la meta è Napoli, sono gli anni della rivalità col Milan, in 8 anni arrivano 2 Scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa Uefa, ma soprattutto arriva il Mondiale di Messico 1986, il Mondiale della consacrazione. Ed è proprio in questo periodo che si delinea la figura di Diego nell'Olimpo dei grandi campioni: giocate da sogno, gol e l'emozione negli occhi di Napoli, dell'Argentina, ma non solo, tutti vanno allo stadio per vedere giocare Maradona, i compagni, gli avversari, è uno spettacolo! Vedere per credere, punizione a due in area contro la Juve nell'85, distanza ravvicinata, spazio inesistente, punizione impossibile, un Maradona che con un po' di presunzione dice ai compagni: "Tanto gli faccio gol comunque", ma è il talento dei grandi campioni a rendere possibile l'impossibile.
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L'apice della carriera del diez però, è racchiuso interamente nei 4 minuti che vanno tra il 51' e il 55' minuto della partita con l'Inghilterra in quel Mondiale dell'86. Lì c'è tutto Diego, nel primo gol, quello di mano, quello della "mano de dios", un po' di fortuna, un po' di malizia, una metà di leggenda. L'altra metà si trova nel secondo goal, il goal di Maradona, il "gol del secolo", si gira a metà campo, salta 2 giocatori, poi 3, 4, 5 e pure il portiere, 60 metri, 10 secondi e tutto il talento di questo mondo allo stato puro in un piede mancino, quel mancino. Quello per noi sportivi, o almeno per noi di questa redazione, è stato Maradona, un giocatore sopraffino, che con qualunque mezzo, che fosse una scorrettezza o una giocata di classe riusciva a portare non solo nei suoi tifosi, ma in tutto il popolo calcistico, un'emozione indescrivibile, racchiusa nel boato dello stadio, nel suo pugno alzato al cielo dopo il gol, nel suo sorriso spensierato, questo era, e sarà per sempre, Diego Armando Maradona.

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Illustrazione di Gabriela
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