L'indie è morto?

è una quiete prima della tempesta o una perdita di hype?
Pubblicato da Marco R il 11/06/2020 in Pop
Copertina dell'articolo
Bella regaz! Io sono Viola e oggi, con questo articolo, invece di consigliarvi musica e artisti analizzeremo un "genere" italiano di cui ho già parlato nel mio primo articolo (che vi consiglio di leggere in caso ve lo foste perso e anche perché così, leggendo questo, avrete le idee un po' più chiare): l'indie italiano.


In quel mio articolo parlavo di cosa fosse veramente l'indie, se fosse un genere o uno stile "di vita". Citavo anche che tra il 2016 e il 2018 c'è stato un boom gigantesco: i nomi più conosciuti come Calcutta, Carl Brave, Franco126, Gazzelle, erano sulla bocca di tutti, soprattutto su quella degli hipster e di adolescenti come noi che si sentono alternativi, ripudiando ogni canzone che passa in radio.


Io sono stata una di quel tipo di adolescenti, durante quel periodo (e forse lo sono ancora ora): prendevo solo i vestiti dai mercatini dell'usato (molto indie), cercavo di imitare Carl Brave e Franco126 nel romanaccio (ma con scarsi risultati) e per tutta l'estate sono andata a festival con artisti semisconosciuti o quei festival con la line up indie per attirare tutta la generazione Z e i millennials.


Moltissimi artisti, in quegli anni, pubblicano i loro album più conosciuti e anche più importanti come Calcutta con Evergreen e Frah Quintale con Regardez Moi e ogni mese si parlava di un nuovo artista, come se comparissero come funghi; probabilmente accadde perché gli aritsti emergenti che facevano musica in cameretta hanno visto che altri ce l'avevano fatta e quindi... perché non provarci?


Il problema, che è anche perché ho messo un titolo così "crudo" e perché ho scritto questo articolo, è che dal 2018 in poi ho visto un forte calo: se ne sentiva parlare meno, certi artisti fanno uscire pochissimi brani, Gazzelle comincia a fare il giro delle radio italiane anche se band e artisti indie quasi "emergenti" cominciano ad essere più conosciuti come i rovere e gli Psicologi. Per intenderci, a inizio giugno 2020, gli unici artisti che sono ancora attivi sono la nuova ragazza emergente Ariete, i Pinguini Tattici Nucleari (diamo loro il tempo di respirare dopo Sanremo 2020), gli Psicologi appunto e Frah Quintale, che dopo tanta attesa pubblicherà a fine giugno la prima parte del suo nuovo album.


Ma gli altri...? Gazzelle e Carl Brave? Secondo molti, si sono dati al pop radiofonico. Calcutta? Non pubblica qualcosa dall'estate scorsa con "Sorriso (Milano Dateo)". Liberato? Boh, questo 9 maggio non si è fatto sentire. Lo Stato Sociale? Dopo i libri, hanno pubblicato la "Autocertificanzone" ma niente news importanti su un loro ritorno definitivo nel mondo della musica. E potrei andare avanti con un paio di altri artisti. Naturalmente non sto facendo loro una colpa del non pubblicare delle canzoni, sto solo analizzando il loro lavoro nell'ultimo periodo e come vedo la risposta dal pubblico.
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E qui, pensando a quanti cantanti e band sono rimasti in silenzio, ci sono varie scuole di pensiero.


La prima opzione è che tutti quelli che, da un anno a questa parte, non hanno ancora rilasciato niente, ritornino col botto l'anno prossimo o alla fine di quest'anno e prendendo tutto l'hype (tensione e interesse nei confronti di qualcosa o qualcuno di conosciuto o famoso) possibile. Chissà, forse la quarantena ha portato i suoi frutti.


La seconda opzione è che l'hype ormai l'hanno perso, anche se tra poco torneranno con nuova carne al fuoco. Forse molti, pensando che alcuni artisti si siano dati al pop commerciale, non ascoltano più questo genere perché vogliono ascoltare SOLO la musica alternativa, che prima ascoltavano in pochi: diventando famosi, si è perso il gusto di ascoltarli e dire: "Ehi! Ti voglio consigliare questo artista, non lo conoscono in molti", per poi sentirsi dire "In realtà, lo conoscono tutti".

Mi sembra anche che molti "sciupino" gli artisti finché non diventano un po' più famosi, come se andare in radio fosse una condanna a morte. Certo, alcuni artisti cambiano il loro stile musicale dopo essere passati sotto un'etichetta discografica famosa ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio.

L'ultima opzione, forse è quella meno popolare ed estrema, è che ormai l'indie "vero" è morto da anni, fin da quando si è diventato conosciuto a noi ragazzi e quando i club facevano sold out per i cantanti, nel 2017, considerati indie. Questo è il pensiero di più di metà dei 30enni che si vogliono vantare di ascoltare Calcutta da prima di Evergreen davanti ai 17enni.

Io non so che opzione prediligere perché secondo me solo il comeback di ogni artista indie ci darà le sue risposte... ma sicuramente qualche artista dubito che tornerà aspettato e desiderato come prima.


Ovviamente ditemi cosa ne pensate di questa situazione e se l'indie, forse, c'è ancora! Alla prossima regaz!

Credit

Illustrazione di Jasmine Ab El Gelil

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