Delia camminava per una strada buia, il silenzio e la nebbia la circondavano, rotti soltanto dal suono dei suoi passi e dalla debole luce della luna. Stava cercando di tornare a casa, ma ci stava mettendo più del solito, ed era finita in una via che non aveva mai visto. Avrebbe dovuto tornare indietro, ma aveva paura di voltarsi. Così camminava, addentrandosi nel buio di quella strada sconosciuta.
Ad un tratto si bloccò. Il rumore dei passi si fermò, una nuvola coprì la luna, ma la strada rimase rischiarata da un altro tenue bagliore. Delia fissava un lampione.
Non c'era prima, se ne sarebbe accorta; la nebbia era fitta, ma non abbastanza da nascondere quella luce. La ragazza lo raggiunse in punta di piedi. Appoggiò la mano sul palo e sussultò. Il metallo era tiepido, come se la lampadina stesse scaldando anche l'interno del lampione. Delia sorrise, poi lo lasciò andare e continuò a camminare.
Pochi metri dopo però si ne trovò davanti un altro, un po' più luminoso, tanto da renderle difficile guardarlo direttamente. Con gli occhi bassi ci si avvicinò e sfiorò il palo. Il calore era intenso, poteva percepirlo anche senza toccarlo. La ragazza sorrise debolmente, ma non si guardò indietro. Proseguì, i passi incerti, le mani tremanti, il respiro pesante.
Il silenzio sembrava più denso, come se la via stesse trattenendo il respiro, aspettando qualcosa.
La ragazza procedeva piano, appoggiando i piedi con cautela, tentando di non fare rumore. Guardava per terra, ma vide comunque il bagliore del terzo lampione. Si allargava attorno al palo come un'aura. La luce era ancora più intensa dell'ultimo, ma questa volta Delia lo fissò.
Con la luce riflessa nel suo sguardo la ragazza avanzò decisa. Intorno a lei la strada cominciò a brillare sempre di più. Gli occhi le bruciavano, ma li teneva spalancati, fissi sulla lampadina incandescente. Accecata dalla luce, la ragazza iniziò a correre, sempre più veloce, sempre più rumorosa. Finalmente raggiunse il lampione e lo toccò con un dito. La strada sfavillò e i muri brillarono di un'intensa luce bianca.
Poi tutto diventò buio e silenzioso. La strada era vuota e sembrava esserlo sempre stata. Nessuna traccia di lampioni, o di una ragazza che cercava di tornare a casa.
Ogni cosa era sparita, come se non fosse mai esistita.
Ad un tratto si bloccò. Il rumore dei passi si fermò, una nuvola coprì la luna, ma la strada rimase rischiarata da un altro tenue bagliore. Delia fissava un lampione.
Non c'era prima, se ne sarebbe accorta; la nebbia era fitta, ma non abbastanza da nascondere quella luce. La ragazza lo raggiunse in punta di piedi. Appoggiò la mano sul palo e sussultò. Il metallo era tiepido, come se la lampadina stesse scaldando anche l'interno del lampione. Delia sorrise, poi lo lasciò andare e continuò a camminare.
Pochi metri dopo però si ne trovò davanti un altro, un po' più luminoso, tanto da renderle difficile guardarlo direttamente. Con gli occhi bassi ci si avvicinò e sfiorò il palo. Il calore era intenso, poteva percepirlo anche senza toccarlo. La ragazza sorrise debolmente, ma non si guardò indietro. Proseguì, i passi incerti, le mani tremanti, il respiro pesante.
Il silenzio sembrava più denso, come se la via stesse trattenendo il respiro, aspettando qualcosa.
La ragazza procedeva piano, appoggiando i piedi con cautela, tentando di non fare rumore. Guardava per terra, ma vide comunque il bagliore del terzo lampione. Si allargava attorno al palo come un'aura. La luce era ancora più intensa dell'ultimo, ma questa volta Delia lo fissò.
Con la luce riflessa nel suo sguardo la ragazza avanzò decisa. Intorno a lei la strada cominciò a brillare sempre di più. Gli occhi le bruciavano, ma li teneva spalancati, fissi sulla lampadina incandescente. Accecata dalla luce, la ragazza iniziò a correre, sempre più veloce, sempre più rumorosa. Finalmente raggiunse il lampione e lo toccò con un dito. La strada sfavillò e i muri brillarono di un'intensa luce bianca.
Poi tutto diventò buio e silenzioso. La strada era vuota e sembrava esserlo sempre stata. Nessuna traccia di lampioni, o di una ragazza che cercava di tornare a casa.
Ogni cosa era sparita, come se non fosse mai esistita.