Ghemon - L'intervista

Pubblicato da Charlie il 26/03/2020 in Pop
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Vi ricordate della MaratHome?!?!? Ci ha fatto compagnia per qualche minuto anche Ghemon, qui trovate quest'intervista strepitosssa
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Luvi: "Siamo qui in collegamento con Ghemon!"

Federico: "Ciao Ghemon!"

Ghemon: "Lo confermo sono io!"

Luvi: "Come stai?"

Ghemon: "L'ultima volta che ho controllato stamattina ero ancora io, però visti i tempi mi viene qualche dubbio"

Federico: "Ti ringrazio per aver accettato al volo questa richiesta, Ghemon è uno dei più grandi artisti in circolazione e questo lo dico da tempi non sospetti perchè unisce profondità e ironia"

Luvi: "Sì è vero, allora io posso confermare perchè ti seguo su twitter e sei molto ironico su molte questioni e su te stesso, però allo stesso tempo sei molto profondo anche nei testi. Anche in questa situazione di questa pandemia forse avere questa specie di dicotomia è utile"
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Federico: "Che poi per te Ghemon la solitudine che roba è? E' una condizione che conosci, ci vai d'accordo, ti piace, la cerchi? O ora che è una costrizione diventa solo fatica?"

Ghemon: "C'è una bellissima frase che ho riportato anche nel mio libro, di qualcuno più bravo di me che è Pier Paolo Pasolini, che dice 'La mia autonomia, che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza'. Io sono abituato a stare da solo, perchè sono uno che è sempre stato abituato a lavorare in autonomia a farsi le cose da sè. Però effettivamente quando l'autonomia si trasforma in solitudine è una cosa che ti fa sentire un po' più vulnerabile, e in questi giorni credo che tutti in qualche modo nelle nostre solitudini stiamo riscoprendo le nostre vulnerabilità, la voglia di stare insieme. Sai quando uno dice... si possono dire qui le parolacce?"

Luvi: "Vai vai"

Ghemon: "Ecco uno dice 'Che palle non c'ho voglia di uscire, che palle ogni volta vedersi con gli amici' eccetera eccetera, adesso dopo tre settimane a casa quanto diremmo quel 'che palle'? Io non lo direi mai, preferirei stare a lavoro per 24 ore di fila con i miei musicisti e fare un aperitivo che parte dalle 8 del mattino fino alle 11 di sera pur di non stare in casa. Quindi questa è la mia lettura della solitudine"
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Luvi: "Sappiamo che molti artisti stanno scrivendo delle canzoni a tema coronavirus. Tu ne scriveresti una? E sei d'accordo con questa tendenza?"

Ghemon: "No io una canzone su questo tema non la scriverei mai, però perchè a me piace poter scrivere delle canzoni che siano ancora valide tra venti, trent'anni senza nominare gli accadimenti della realtà ma nominando magari i sentimenti che queste cose mi hanno scaturito. Se proprio dovessi scrivere di questo periodo, e già ci sto pensando, mi piacerebbe scrivere delle canzoni felici per la festa che faremo quando poi ci rivedremo tutti."

Federico: "L'artista poi per definizione è un visionario, tu già te lo immagini il dopo coronavirus?"

Ghemon: "Il mio dopo coronavirus sarà mangiarmi una grande pizza, a questo punto direi pure due."

Luvi: "Perchè non sei una di quelle persone che ha cucinato la pizza in questo periodo!? Adesso tutta Italia è ai fornelli, io sto vedendo duecentomila persone che stanno cucinando la pizza, tu invece vuoi prenderla proprio..."

Federico: "Buona ahahah"

Ghemon: "E' nei nostri pensieri, qui in casa con la mia ragazza, però non sarà mai buona come quella della pizzeria dove vado sempre. Quella già sarei contento. Per il resto me lo immagino come una grande festa per strada, un grande corteo, una grande festa come se fosse una liberazione"
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Luvi: "Per collegarci al tema della maratona che è l'ambiente, proprio sul fatto di scrivere canzoni su tematiche che rimarranno attuali anche tra un po' di tempo, secondo te canzoni a tema ambiente sono pronte a durare di più nel tempo?"

Federico: "E soprattutto se servono"

Ghemon: "Nono durano di più. In realtà si può trovare una poesia in questo genere di messaggi, uno dei pezzi più belli che io abbia mai ascoltato... che poi in realtà sono due, c'è Imagine di John Lennon, e c'è What's going on di Marvin Gaye, e What's going on è stata fatta durante la guerra del Vietnam, ed è una canzone che si stacca, non c'è un riferimento preciso alla guerra del Vietnam, ma toccava in realtà delle corde molto sensibili e cercava di svegliare le persone, cercava di sensibilizzarle. Quindi assolutamente con l'ambiente si può, toccare il tema dandogli una bella poetica e renderlo universale, in modo che tra venti, trenta, quarant'anni la canzone si può ascoltare anche se non si sta vivendo quel momento"

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Federico: "Ghemon dopo averti salutato ci andiamo ad ascoltare un tuo pezzo In un certo qual modo, che cos'è questo certo qual modo?"

Ghemon: "Ahahah sono io che sono un giocherellone. E' per dire che delle volte anche nei momenti più difficili le persone che ci stanno a fianco e ci vogliono bene ci fanno sentire... in quel modo no?"

Federico: "Ahm"

Ghemon: "Capito ?"

Luvi: "Sisi"

Ghemon: "Che... è un gesto più che spiegarlo a parole, e ho detto cavolo questo è, è proprio il titolo, un certo qual modo, non lo devo spiegare, si capisce. E ho pensato che avrei fatto fare un sorriso a chi si immaginava quel certo qual modo"

Luvi: "E adesso non possiamo infatti fare altro che immaginarcelo questo certo qual modo dal momento che stiamo tutti separati e non possiamo vederci nemmeno con i fidanzati per chi non ci vive insieme a casa. Quindi noi ti ringraziamo tantissimo per esser stato con noi e aver portato il punto di vista di un artista, che magari ricava da queste situazioni della poesia"

Federico: "Assolutamente, dei pensieri, della poesia. Anche questo è Ghemon, ciao Ghemon grazie!"

Ghemon: "Ciao ragazzi buon proseguimento!"

Per ascoltare l'intervista cliccate sul player qui sotto dal minuto 117:40 :)
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