La mia quarantena

Elena
Pubblicato da Elena il 19/03/2020 in Detective
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Ciao ragazzi! Periodo di quarantena, eh già, non so voi, ma in questi giorni di "reclusione" ho avuto a che fare molto spesso con la noia. Tra la mia noia e la mia pigrizia c'è ancora un dibattito aperto che oscilla tra due grandi problemi "mi annoio" e "non ho voglia". Sta di fatto che nella noia ho deciso di provare anch'io a fare un elenco di cose che ho imparato a fare e cose che ho disimparato. Ecco a voi.
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Non so più:
1 Pettinarmi i capelli. Non giudicatemi, perché in fondo che senso ha pettinarsi se non devi incontrare nessuno a parte le stesse tre persone che conosci da quando sei nata? Sono davvero pigra lo so, non che prima mi pettinassi così bene, ma almeno ci provavo.

2 Che giorno sia oggi.

3 Parlare e scrivere in italiano. Con le scuole chiuse penso che regredirò all'Homo Erectus. Non sto esagerando, proprio oggi mi chiedevo quante "p" avesse accappatoio.

4 Riordinare le mie cose. No, ok questa è una bugia, non lo sapevo fare neanche prima, solo che ultimamente ho più tempo per accumularle e spargerle per casa.

5 Sopportare 5 ore di lezione. Prima di tutto ciò andavo a scuola (non l'avreste mai detto, vero? Sì lo so mi stupisco anch'io), come tutti gli studenti (oggi sono proprio Miss. Ovvietà), e 5 ore non mi pesavano più di tanto. Adesso 3 ore di videolezione mi distruggono.

6 Studiare. Ok, non sto dicendo di aver saputo studiare bene, ma ora con le lezioni online è così facile copiare e suggerire che neanche ci provo. Dai lo so che anche voi almeno una volta avete chiesto/mandato le foto della vostra relazione ad un compagno per "confrontare" le risposte, oppure risposto a un'interrogazione con il libro sotto e la scusa "no, prof, mi dispiace, non va la fotocamera, non ho la webcam". Se non l'avete fatto... Beh, ecco a voi delle idee.

7 Fare il letto. Ho smesso di farlo e ammucchio semplicemente le coperte da una parte. Sempre per colpa della mia pigrizia, eh lo so, ognuno ha le sue croci.

8 Cosa c'è nel mio armadio. Dovevo fare una menzione speciale al mio povero armadio, che non apro da settimane ormai, perché indosso sempre le solite quattro felpe e quattro paia di pantaloni, ammucchiati sulle coperte del letto (già a loro volta ammucchiate, sì mi piace ammucchiare le cose).

9 Fare attività fisica. Tutti dicono che sarebbe meglio tenersi in esercizio durante questi giorni, allenandosi a casa propria. Ma... beh, deduco che avrete capito che sono pigra.

10 Sopportare le tre persone con cui passo 24h della mia giornata.
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Ho imparato:
1 A staccarmi dal telefono e dai social dopo la terza volta che guardavo lo stesso video su Youtube perché non sapevo più che guardare.

2 Che è divertente ripensare ai ricordi della propria infanzia e ai modi che usavo per divertirmi quando ero piccola. Si sono annoiatissima...

3 A rispettare le scadenze. Grazie alle lezioni online, non posso più rimandare e inventarmi scuse, il "Prof me lo sono scordata a casa" non funziona quando devi inviarli per mail, uffa...

4 Che il motivo per cui non faccio qualcosa non è la mancanza di tempo, ma la mancanza di voglia.Ho finalmente appeso un poster alla mia stanza dopo mesi che restava sul mio comodino, la mia scusa? Non ho tempo. Quanto ci ho messo? 1 minuto.

5 Che i telegiornali non sono noiosi. Perché è importante sapere cosa sta succedendo.

6 Che possiamo starci vicino, anche se siamo lontani.

7 A non dare le cose per scontate, come il poter uscire con gli amici o l'andare a scuola. Perché non ci si accorge di quanto possano mancare quando non si hanno.

8 A non dare per scontate le persone.

9 Che le persone hanno l'istinto di fare qualcosa appena sanno che non possono più farla.

10 Che la nostra mente per proteggerci ci convince che qualcosa non potrà mai accaderci perché noi siamo giovani, lontani dal problema, oppure in un posto piccolo dove non c'è molta gente. Abbiamo bisogno di sentirci al sicuro.
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Adesso forse dovrei dirvi che vivo a Medicina, un piccolo paesino di 17.000 abitanti. Da quasi una settimana Medicina è zona rossa, che poi questo cosa significa? Beh, a Medicina le persone non possono né uscire né entrare dal comune e le pattuglie delle forze dell'ordine circondano la zona. A Medicina non arrivano più giornali, posta o corrieri, infatti arrivano solo alimenti e medicine. Le persone che possono uscire sono solamente i medici e i dottori che lavorano fuori dal comune.

In realtà per essere precisi, non è tutto il comune, ma solo il paese e Ganzanigo, una frazione di Medicina, infatti alcune frazioni sono fuori dalla zona rossa. Una delle cose che mi ha colpito e che le persone al di fuori della zona rossa fanno la spesa per i loro cari che sono all'interno di essa e poi le forze dell'ordine fanno la spola per portarla a loro. Questo è un bell'atto di solidarietà, ho pensato. D'altronde ci si deve tirare sul morale con le piccole cose perché "zona rossa" sono parole che fanno un po' paura, perché ti rendono consapevole che non si è messi proprio bene.
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In effetti i casi ormai sono oltre una novantina e i morti sono una dozzina, e la cosa che rende più brutta la situazione è che in un paese piccolo tutti
conoscono tutti, e si ha sempre la sensazione che qualcuno che conosci e a cui vuoi bene potrebbe essere in pericolo. Sapere di avere degli amici in quarantena o che hanno perso qualcuno di caro è davvero brutto e mi porta a pensare semplicemente: Perché? Perché succede? E una risposta non ce l'ho, certe cose succedono e basta.

Poi l'altra domanda che mi faccio è: Perché Medicina, un paesino che non conosce nessuno, deve diventare conosciuto per una tragedia del genere, quando ci sono molte cose belle qui di cui nessuno sa nulla? E questo mi fa venir voglia di pensare che in realtà Medicina sarà famosa perché, nonostante questa tragedia, si sarà sollevata, avrà vinto contro questo virus. D'altronde la speranza è l'ultima a morire, perciò speriamo e impegniamoci nel nostro piccolo in modo che tutta l'Italia vinca, anzi il mondo! In momenti come questi si riscopre la propria umanità e come diceva Ungaretti in "Veglia": "Non sono mai stato tanto attaccato alla vita".
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