Vorrei che Tananai fosse mio fratello

Sono stato al suo concerto a Pesaro
Pubblicato da Andrea il 06/12/2024 in Pop
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Tananai è un po' come un fratellone. Ci andrei volentieri a prendere un pezzo di pizza oppure, se dovessimo organizzare un calcetto e dovesse mancare un giocatore, penso che non mi farei troppi problemi a chiamarlo. Poi, magari, gli chiederei qualche consiglio, di qualsiasi tipo: da fratello maggiore, appunto, che ha già vissuto varie esperienze sulla propria pelle.
A Sanremo 2023, noi di Radioimmaginaria gli avevamo chiesto come si può trasformare un fallimento in un'arma vincente, dato che nella precedente edizione del Festival era arrivato ultimo. Tananai ci aveva risposto così:
"Se c'è una cosa che posso dire è di prendere una sconfitta come un modo di farsi le spalle più larghe. Però, non è neanche vero dire che a tutte le porte in faccia bisogna reagire col sorriso, perché non l'ho mai sempre fatto neanche io. Semplicemente ognuno di noi deve essere il più fedele a sé stesso possibile: se ti senti triste, accogli un attimo la tua tristezza, ragionaci e cerca di prenderci spunto per una riflessione; se ti viene da fare bordello, fallo e prendilo comunque come un modo per imparare qualcosa" e proprio qualche giorno fa a Vanity Fair ha raccontato quanto quell'ultimo posto lo abbia aiutato ad avere il successo che ha oggi.
E forse la chiave del successo di Tananai è proprio questa sua semplicità disarmante con cui parla di temi vicini a tutti: dall'amore romantico, alla festa coi botti di capodanno, alla pasta. Lo scorso venerdì lo abbiamo visto esibirsi alla Vitrifrigo Arena di Pesaro per il suo concerto. Il concerto è stato un continuo alternarsi di momenti super incalzanti, talvolta la cassa dritta, e di momenti più delicati e intimi. Si scendeva dal Booster per ballare un Tango, dopodiché si assaggiava la Pasta e poi si evitava il Veleno, passando anche per il Fango, schivando i Ragni innocui. Senza vie di mezzo. Dal Rave all'Eclissi, da Calmi si diventava subito Cobra.
Anche lo schermo installato sul palco era storto e potrebbe essere visto un po' come il simbolo di questa sua spaccatura interiore, che mette a nudo nei propri dischi in cui tantissime persone si ritrovano.
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Non a caso il brano centrale era Calcutta. In Calcutta, una traccia del 2019, Tananai fa una sorta di anafora dei propri contrasti intimi, sempre mantenendo il suo tocco ironico, come ad esempio:
"E se potessi giocare un po' meglio col pallone adesso, probabilmente sarei Esteban Cambiasso"
oppure "E se potessi disegnare meglio di un bambino, adesso probabilmente sarei Pablo Picasso" e nel ritornello canta "Sapessi cosa dire lo direi, sapessi cosa fare lo farei, ma a quanto pare non è mai abbastanza. Sapessi dove andare scapperei, sapessi con chi parlare ci parlerei, ma sono solo in questa stanza".
Calcutta, dunque, può essere visto un po' come il cuore del concerto, nonché come fulcro di questo asse interiore di Alberto che vuole oscillare da un estremo all'altro, mai fermo, come una piccola peste.
E quando tu metti in pausa esce fuori la cover spaccata a metà dell'album Rave Eclissi o lo schermo inclinato sullo sfondo del palco.
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Prima di cantare Calcutta, Tananai ha voluto prendersi un momento e dire: "Io ho capito questo: di essere abbastanza quando ho incontrato delle persone che mi facevano sentire abbastanza - poi - Una canzone che dedico a tutti gli insicuri".
È stato davvero emozionante in quel momento sentire tutta quell'energia che si scambiava tra noi e Alberto e vedere trasformare le insicurezze che ognuno di noi ha in qualcosa di più grande, non so quanto e se abbastanza grande, ma sicuramente bellissimo.
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