Leggiadro come Pegaso e graffiante come un Kobra

Siamo stati a Roma, al concerto di Mahmood
Pubblicato da Andrea il 28/10/2024 in Pop
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Leggiadro come Pegaso e graffiante come un Kobra. È difficile racchiudere in poche righe un artista così complesso e sfaccettato come Mahmood. Personalmente io lo sento molto vicino sia all'idea di potenza ed eleganza della creatura alata che al serpeggiare degli elapidi. E forse la sovrapposizione di queste due creature potrebbe aiutare quelli che non conoscono l'artista (o le persone che l'hanno ascoltato solo qualche volte) a cogliere almeno l'essenza delle sue canzoni. Quella di Mahmood è una musica che profuma di vari generi: dal pop al rap, dall'hip-hop alla dance/eletttronica. La sua sfera sonora, però, rimane comunque riconoscibile e caratterizzante in ogni suo brano, qualsiasi genere esso sia. Capita spesso, infatti, di sentire suoni ricorrenti o voci pitchate oppure pattern ritmici incalzanti che stringono l'occhio al proprio background orientale. Sicuramente, però, è la sua voce quell'elemento che riesce ad amalgamare tutto lo scheletro sonoro, rendendolo davvero unico come artista.
Foto scattata al concerto di Mahmood
In live, ovviamente, la sua capacità vocale trova la massima ampiezza. In particolare, a Roma, ha raggiunto l'apice nel duetto con Elisa nella sua "Rubini": un momento magico, assurdo. Sembravano due creature divine che miscelavano le proprie onde sonore e intonavano un canto etereo: è stato bellissimo vedere il pubblico con le lacrime agli occhi per quei tre minuti abbondanti. Se alcuni brani, dunque, mi facevano venire gli occhi lucidi, in altri si aumentavano bassi, bpm e giochi di luce laser e sembrava che il palazzetto venisse giù da un momento all'altro. Come in tutte le altre date del suo N. L. D. A. Tour, la performance di Mahmood è stata accompagnata da un corpo di ballo in molte punti del concerto. Un sacco di coreografie che esaltavano le vibrazioni di canzoni come Kobra, Klan, NLDA Intro, Tuta Gold... Da un momento all'altro, infatti, vedevi Mahmood stesso che si inseriva tra i ballerini e le luci di stampo quasi teatrale. Uno spettacolo a tutto tondo, totale. Come se Mahmood ci avesse trasmesso un vorticoso oscillare tra rapide discese e salite, tra robustezza ed eleganza, tra intensità e delicatezza, tra lestezza e leggiadria.
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