Ascoltare i cambiamenti degli ecosistemi

A Bolzano c'è un laboratorio dove vengono riprodotti i luoghi più estremi del Pianeta. Chiamarlo laboratorio però non rende l'idea. La prima cosa a cui ho pensato è stata il Millennium Falcon: un'astronave gigantesca, composta da moduli spaziali pieni di droni, sensori e altre cose super tecnologiche.
Si chiama terraXcube ed è il centro per la simulazione di climi estremi di Eurac Research. I moduli si chiamano "camere climatiche" e lì dentro è possibile simulare le condizioni più estreme della Terra, dal caldo dei deserti all'aria rarefatta dell'Everest. Dentro a queste camere si fanno ogni giorno esprimenti e i dati raccolti sono usati dai ricercatori per studiare la resilienza di esseri umani, piante e interi ecosistemi.

Tra qualche giorno dentro alle camere del terraXcube entrerà una squadra di 8 donne alpiniste italiane e pakistane, che a giugno affronteranno un'impresa storica: scalare il K2, seguendo le orme di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, i primi alpinisti della storia a conquistare quella cima 70 anni fa. I ricercatori dicono che il fatto che le protagoniste siano donne rende la spedizione un'opportunità unica per la ricerca perché sarà possibile studiare per la prima volta come reagisce il corpo femminile a quote estreme. E anche se di alpinismo non so nulla, io un giretto nel terraXcube me lo farei subito. Anzi, sono sicuro che in futuro un laboratorio così sarà indispensabile per molte altre missioni, non solo sportive.
Sperimentare le nostre sensazioni, spingere al limite la nostra percezione, ascoltare i cambiamenti degli ecosistemi è fondamentale per capire meglio questo nostro Pianeta. Spesso decifrare i suoi messaggi è difficile, me ne rendo conto, provarci però è una nostra responsabilità.