L'esercito degli Stati Uniti è a corto di reclute e per cercare di risolvere questo problema la marina e l'aeronautica americana, stanno cercando di fare appassionare sempre più adolescenti alla carriera militare attraverso gli eSport. Da quando ho letto questa notizia ho iniziato a guardarmi intorno e ho pensato a quanti miei amici che passano le loro giornate attaccate alla play, potrebbe prima o poi venir voglia di andare davvero in guerra. Non so se sia una paura irrazionale, forse sì, ma ce l'ho comunque. Soprattutto se penso che, come ha scritto il The Guardian, la marina americana stanzia annualmente il 3%-5% del suo budget di marketing per iniziative di eSport.
Nel 2019 è nata anche la squadra di eSport della marina chiamata Goats & Glory, formata da militari che sono diventati gamer professionisti e si sfidano negli stessi giochi in cui ci sfidiamo anche io e i miei amici. Già l'anno scorso, il gruppo mercenario russo Wagner aveva ingaggiato persone di età compresa tra i 21 e i 35 anni con un "background di gioco" per pilotare droni, come se giocare ad uno sparatutto bastasse per diventare automaticamente un soldato. Ovviamente tanti appassionati di videogame si sono schierati contro questa campagna di marketing ed è anche nata una community chiamata Gamers For Peace che si dedica ad affrontare pratiche di reclutamento militare non etiche.
Credo che una delle esponenti più attive di questo movimento sia mia madre. Da quando ho 10 anni si schiera con tutta se stessa contro i giochi di guerra, non so bene di cosa avesse paura, forse che diventassi violento o qualcosa del genere. Io non le ho mai dato retta pensando che anche le sue fossero paure irrazionali e me la sono sempre cavata con la stessa frase, evergreen: "ma vaaa tanto è tutto finto". Stavolta però sembra tutto vero e ho paura anche io. Uffa. Ci ho messo una vita a convincere lei e ora mi viene a rompere pure l'esercito. Basta. Lasciatemi giocare in pace!