Mi sveglio alle 4:30 per allenarmi prima di andare a scuola

Perché faccio questo sport?
Pubblicato da Marco R il 01/03/2024 in Pop
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Ogni mattina la sveglia suona alle 4:30. Anche dopo 4 anni, non ti abitui mai. Il rumore della sveglia a quell'ora è martellante, ti entra nella testa e ti spappola il cervello, vorresti rimandarla con tutto te stesso, prendere il telefono e distruggerlo contro il muro ma non puoi farlo. Là fuori c'è il mare che ti aspetta, una distesa infinita che luccica fino a fondersi con il cielo sulla linea dell'orizzonte. Guardo fuori dalla finestra, tutto tace, il cielo è sereno, il mare è piatto. Vuol dire che bisogna allenarsi. A volte spero che piova... Perché faccio questo sport?

Chi fa canottaggio lo sa bene, bisogna allenarsi prestissimo, perché alla mattina le condizione del mare sono le migliori per vogare. Da marzo in poi la mia giornata inizia così, quando cambia l'ora e il sole inizia a sorgere presto. Alle 5:30 devo essere in barca allora non c'è tempo da perdere. Corro in bagno, poi di nuovo in camera dove mi vesto e dove raccolgo i due zaini che mi accompagneranno per tutta la giornata, uno per allenamento, l'altro per la scuola. Li preparo prima di andare a letto. A quell'ora non riesco a fare nulla e deve essere già tutto pronto. Perché faccio questo sport?
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Il centro di allenamento è vicino a casa, 5 minuti di scooter. All'alba le strade di Trieste sono vuote, non passa nessuno, solo i camion della spazzatura o altri come me. Abbiamo tutti lo stesso borsone, ci riconosciamo, alcuni sono miei compagni. Ci salutiamo con lo sguardo, muti per il sonno, anche loro stanchi come me. Condividiamo ogni giorno la stessa alba, la stessa stanchezza, la stessa fatica, la stessa domanda: perché facciamo questo sport?

Io non so spiegarlo. Però mi piace. L'allenamento vola, nel frattempo anche il mio corpo inizia a svegliarsi, sento i muscoli farmi male e sul viso il calore del sole rosso di fuoco. I riflessi del mare mi accecano, anche la città si sveglia con me. È ora di andare. Alle 8:00 devo essere a scuola, come se nulla fosse successo. Lo faccio da 4 anni e i miei professori non lo sanno nemmeno. Mi sento come Batman, come se Trieste fosse la mia Gotham e il canottaggio un segreto tra me, la barca e il mare. In fondo, in quella distesa, si nascondono le risposte di tutti i miei perché.
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