Il 25 novembre di ogni anno è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e per l'occasione, sul portale della Regione Emilia-Romagna, su Spreaker e su Spotify è uscita una nuova puntata del podcast 'Ti Racconto l'Emilia-Romagna', con Carlo Lucarelli (scrittore e presidente della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati) e Gessica Notaro.
Capire di essere vittime di violenza quando si è coinvolte non è facile. Ma noi che siamo attorno e vediamo abbiamo il dovere di non voltarci dall'altra parte. Le donne vanno aiutate quando sono ancora vive. Senza mezze misure. Il 25 novembre dovrebbe essere ogni giorno, e tutti dobbiamo fare la nostra parte per risolvere piano piano questo grave problema.
All'interno della puntata c'è anche la testimonianza di Gessica Notaro, l'imprenditrice che nel 2017 è stata vittima dell'aggressione dell'ex compagno che le ha causato la perdita della vista a un occhio, e anche i genitori di Elisa Bravi, la ragazza uccisa dal marito nella notte tra il 18 e il 19 dicembre del 2019 nella sua casa in provincia di Ravenna.
Parole di dolore che ricordano ancora una volta il ruolo della Fondazione, al fianco di chi subisce direttamente o indirettamente una grave violenza. Perché le vittime sono certamente quelle che muoiono ma anche quelle che sopravvivono e devono ricominciare a vivere.
Capire di essere vittime di violenza quando si è coinvolte non è facile. Ma noi che siamo attorno e vediamo abbiamo il dovere di non voltarci dall'altra parte. Le donne vanno aiutate quando sono ancora vive. Senza mezze misure. Il 25 novembre dovrebbe essere ogni giorno, e tutti dobbiamo fare la nostra parte per risolvere piano piano questo grave problema.
All'interno della puntata c'è anche la testimonianza di Gessica Notaro, l'imprenditrice che nel 2017 è stata vittima dell'aggressione dell'ex compagno che le ha causato la perdita della vista a un occhio, e anche i genitori di Elisa Bravi, la ragazza uccisa dal marito nella notte tra il 18 e il 19 dicembre del 2019 nella sua casa in provincia di Ravenna.
Parole di dolore che ricordano ancora una volta il ruolo della Fondazione, al fianco di chi subisce direttamente o indirettamente una grave violenza. Perché le vittime sono certamente quelle che muoiono ma anche quelle che sopravvivono e devono ricominciare a vivere.