Siamo stati al museo del calcio

Al museo del calcio di Coverciano si nasconde un pezzo di storia
Pubblicato da Redazione il 29/03/2022 in Pop
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Sabato 19 marzo siamo stati a Firenze, nella casa della Nazionale. In questo momento la Nazionale non se la sta passando per niente bene e anche se può sembrare assurdo, dopo 8 mesi dalla vittoria degli Europei stiamo affrontatndo uno dei momenti più delicati della storia perchè per la seconda volta di fila non andremo ai mondiali...

Italia - Macedonia... Com'è andata a finire lo sapete già e a rimetterci di più è proprio la mia generazione! Migliaia di ragazzi e ragazze che amano il calcio non hanno mai visto l'Italia giocare un mondiale in tutta la loro vita. Cooooomunque, per capire che aria si respira tra gli azzurri abbiamo deciso di andare direttamente a Coverciano, il quartiere di Firenze dove nel 1958 è stato costruito il Centro Tecnico Federale della nazionale italiana.
Immagine scattata a bordo del campo dove si allena la nazionale

Coverciano è un posto magico

Coverciano, per chi ama il calcio o la nazionale, non è solo un campo di allenamento ma una specie di tempio e appena attraversi il cancello di legno chiaro che separa i campi dalla parte riservata ai tifosi ti sembra davvero di entrare in una dimensione parallela, come se dall'altra parte di quel cancello tutto fosse magico.

Il prato verde, a strisce più chiare e più scure, tagliato e irrigato ogni giorno, la rete metà bianca e metà azzurra, perfino la bandierina giallo fluo del calcio d'angolo sembra diversa dalle altre, e resteresti lì a guardarla per ore, perchè il movimento che fa ad ogni folata di vento è ipnotizzante. I calciatori sarebbero arrivati il giorno dopo, ma il campo li stava già aspettando.
Selfie dei ragazzi di Radioimmaginaria in visita al museo del calcio di Coverciano

Il museo del calcio

Nel 2000, a Coverciano, attaccato ai campi di allenamento, è stato inaugurato il Museo del calcio. Dovrebbero andarci tutti, non solo i tifosi, perchè non racconta solo la storia di una squadra di calcio ma anche quella dell'Italia. Stanze su stanze piene zeppe di palloni, maglie, gagliardetti e trofei di ogni epoca, dagli anni '30 all'Europeo del 2020. La cosa più bella è che il museo del calcio è in constante evoluzione e ad ogni partita giocata dalla nazionale si amplia, vengono esposte nuove maglie e spesso sono proprio i giocatori che decidono di andare a Coverciano con qualche nuovo cimelio da donare al museo.

Le maglie che sono esposte non sono mai state lavate e dietro a quei pezzi di stoffa si nasconde un pezzo di storia. Lo capisci dalle righe di sudore, dagli strappi sul petto creati dopo un contrasto violento, dalle macchie verdi di erba e terra sui pantaloncini dei difensori, dal segno lasciato dal gesso delle linee del campo sul completo di Fabio Cannavaro, quando dopo l'ultimo rigore della finale del 2006 contro la Francia, si è sdraiato a bordo campo per festeggiare.
Maglie di baggio e totti esposte al museo del calcio

La storia delle maglie

All'inizio le divise erano tutte diverse, i giocatori si portavano la loro camicia bianca da casa e giocavano con una fascia sulla fronte perchè il pallone di cuoio era pesantissimo e se pioveva quando colpivi di testa rischiavi di romperla. A partire dal 1911 la maglia è diventata azzurra, sulla base del colore ufficiale del re: il blu Savoia, però ci sono anche alcune maglie speciali.

L'Italia infatti ha giocato in maglia nera nel 1938, per volere della propaganda fascista, in uno dei mondiali più criticati di sempre e anche in maglia verde nel dicembre del 1954, quando la tv era ancora in bianco e nero e bisognava trovare un modo per distinguere la maglia azzurra dell'Italia dalla maglia celeste dell'Argentina. Fino agli anni '90 sopra alle maglie c'era solo il numero, poi hanno deciso di aggiungere anche i cognomi dei calciatori, in modo da venderne di più ai tifosi. È incredibile come dietro ad ogni oggetto ci sia un racconto a parte e sono convinto che se solo a scuola provassero a spiegarci la storia partendo dalle divise degli anni 30, anche studiare la seconda guerra mondiale sarebbe più bello.
Maglie azzurre della nazionale di varie epoche esposte al museo del calcio

Ci siamo anche noi!

Poi arriviamo noi. Vedere le maglie degli anni '50 è affascinante, ma quando ti trovi davanti alle teche con le divise dei giocatori che hai conosciuto è tutta un'altra roba. Un po' come se i cimeli degli Europei del 2021 fossero lì solo per te, a dirti "Hai visto? Ci siamo anche noi! Ci sei anche tu! Ti ricordi quella sera?". E di fronte al pass della finale per la tribuna VIP del Presidente Mattarella, ti vengono in mente tutti i momenti che hai vissuto la scorsa estate. Senti l'odore della salsiccia delle prime grigliate fatte con gli amici dopo la pandemia, il calore degli abbracci, i baci, il rumore della festa dopo avere battuto l'Inghilterra e capisci che la storia la stiamo facendo anche noi. La verità è che il calcio non è solo uno sport e a Coverciano lo senti proprio sulla pelle.
Al centro dell'immagine c'è disegnato un calciatore con la maglia della nazionale che alza la coppa

Il futuro della nazionale

Chi vuole, grazie ad alcuni pacchetti messi a disposizione dal museo, può anche provare altre esperienze super interattive, l'obiettivo infatti è quello di rendere Coverciano un luogo sempre più innovativo, dove tutti gli italiani possono sentirsi a casa e rivivere la storia attraverso gli oggetti esposti. Al museo del calcio entrano tutti i giorni tifosi di squadre diverse, alcuni hanno il berretto della Juventus, altri hanno la giacca dell'Inter, altri ancora sono vestiti di viola Fiorentina dalla testa ai piedi, ma di fronte alla maglia azzurra è tutto diverso.

Nel museo le generazioni si parlano e sentire un nonno raccontare ai suoi nipoti della partita di scopone tra Pertini e Bearzot dopo li mondiali dell'82 è meraviglioso, perchè ti rendi conto che quando c'è di mezzo la passione certe cose non moriranno mai. Alla fine ciò che ti appassiona al calcio sono le emozioni che solo il calcio sa trasmettere, nel bene o nel male. Che ci piaccia o no a volte da un gol possono dipendere le lacrime di una nazione intera. Stavolta purtroppo non erano lacrime di gioia. Non vediamo l'ora di tornare a scendere di nuovo in piazza, abbracciati ai nostri amici, vestiti con il tricolore. Forza azzurri, un mondiale prima o poi lo vinceremo pure noi...
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