Quando muori per la tua passione

A quanto pare Mahjubin Hakimi è stata uccisa dai talebani a 18 anni per seguire la sua passione
Pubblicato da Alice il 28/10/2021 in Detective
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Accendo il telefono e vado a vedere le notizie del giorno. A quanto pare Mahjubin Hakimi, 18enne afghana, è stata uccisa dai talebani perché giocava a pallavolo. Tutto è ancora certo chiaro e le testimonianze a riguardo sono molto incerte ma se fosse andata davvero così sarebbe davvero terrificante. La pallavolo è uno sport a cui ho giocato anch'io per tantissimi anni, e so quanto ti può dare ogni giorno in termini di emozioni, sensazioni e benessere. Di Mahjubin sappiamo che era una promessa della nazionale di pallavolo femminile afghana e a quanto pare sarebbe l'ennesima vittima di questo assurdo regime che prima ha vietato alle donne di fare sport per non mostrare il loro corpo in pubblico, poi ha iniziato a punire concretamente tutte quelle che non obbedivano.
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Non sarebbe la prima tragica notizia legata alla violenta repressione dello sport e della cultura in Afghanistan. Ogni volta che ne sento parlare mi torna in mente il ragazzo che si è appeso al carrello dell'aereo perché non voleva smettere di giocare a calcio e sapeva a cosa sarebbe andato incontro... Bisognerebbe ricordarlo tutti i giorni e non solo come un fatto di cronaca avvenuto qualche mese fa lontano da noi. Se Mahjubin è stata uccisa perché faceva qualcosa che la rendeva felice la situazione è gravissima e il fatto che non sappiamo nemmeno con certezza cosa le sia successo forse lo è ancora di più. La sua allenatrice, che ha annunciato al mondo questa tragedia, ha raccontato che era stato chiesto a Mahjubin di smettere di giocare, come anche a tutte le pallavoliste afghane, e ma lei si era categoricamente rifiutata, perché giocare a pallavolo la faceva stare bene.

Allora mi sono fermata a pensare sul suo gesto: quanto deve essere forte la tua passione, quanto fuoco devi avere dentro, per prendere consapevolmente una scelta così rischiosa, quanto siamo fortunati a vivere in un paese dove possiamo scegliere ciò che vogliamo o non vogliamo fare? Quello che sta vivendo l'Afghanistan è un momento di guerra non solo militarmente parlando: è una guerra alla cultura, una guerra allo sport, alla musica. È una guerra alla libertà individuale di ognuno di noi.


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