Una vita sui pattini

Abbiamo intervistato Alessandro Liberatore, terzo classificato ai Mondiali Senior di pattinaggio in Paraguay!
Pubblicato da Luvi il 21/10/2021 in Pop
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Abbiamo fatto una chiacchierata di quasi un'ora con Alessandro Liberatore. Lui ha 21 anni ed è atleta della Nazionale Italiana di pattinaggio artistico a rotelle e Campione Mondiale nella categoria Juniores. Da poco ha vinto una medaglia di bronzo ai Mondiali Senior in Paraguay!

Cosa ti è passato per la testa quando hai capito che eri arrivato terzo?

È stato assurdo! Qualcuno mi ha detto "Ah ma tanto hai già vinto il Mondiale Junior...", non è la stessa cosa. Un oro è figo ma questo è diverso: sei nella massima categoria, dove sono tutti bravi, e anche se mi immaginavo di essere andato bene finché non ho visto il punteggio non avevo veramente capito di avercela fatta!
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La Nazionale Italiana a questi Mondiali è stata quella più medagliata in assoluto, ma il pattinaggio artistico a rotelle ancora non è considerato sport olimpico. A te questa cosa pesa tanto?

Tocchi un tasto dolente. Io non ho mai sognato il Mondiale, fin da piccolo ho sempre sognato l'Olimpiade. I fattori per cui non siamo uno sport olimpico ci sono, un po' secondo me è il fatto che non c'è molta omogeneità tra le Nazioni. Nel pattinaggio sul ghiaccio vincono sempre sportivi di nazionalità diversa, qui sempre Italia o Spagna. Poi rispetto al ghiaccio il livello è un po' più basso, lì anche quello che arriva ultimo è un mostro, da noi invece c'è ancora molto dislivello.

C'è ancora nel 2021 chi dice che il pattinaggio è uno sport da ragazze?

No! Il pattinaggio non è uno sport da femmine, lo possono fare tutti. È uno sport a 360° e chi dice che è solo da ragazze lo fa perché secondo me sa che non ne sarebbe in grado. Sicuramente viene praticato da più ragazze, ma la differenza si vede soprattutto nelle categorie minori.
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Sapere già da piccoli cosa fare da grandi è difficilissimo, ma per gli atleti non sembra essere così: alcuni a 11 anni hanno già capito che vogliono vivere di sport. Per te è stato così?
Da una parte lo sport a questo livello ti toglie tutto. Tu gli dai tutto ma ti viene tolta la normalità che un ragazzo vorrebbe avere da adolescente. Alla fine ai Mondiali ci arrivi e ti senti appagato, ma fuori dal pattinaggio non vivi. È uno stile di vita a cui ti abitui crescendo e se ti innamori follemente non è un peso. Purtroppo per il pattinaggio su rotelle è difficile vivere lavorando da atleta, a me piacerebbe moltissimo ma è raro. Però mi piace tanto anche fare l'allenatore, e mi piacerebbe diventare veramente il miglior allenatore del mondo.

Prima di salutarci, Alessandro ci ha detto una cosa importantissima per chiunque voglia diventare un atleta: non si è mai campioni da soli. Dietro bisogna avere un buon team, "e io ho avuto la fortuna di avere un gruppo di persone che mi supporta e mi sopporta tanto, che devo ringraziare perché sono la mia famiglia acquisita: i miei allenatori Sara Locandro e Andrea Aracu. Poi non scrivere che l'ho detto ma anche la mia famiglia vera, a cui voglio molto bene."


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